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Archive for luglio 2011

Sono anni che non vedo la TV, l’ho buttata dalla finestra e non me ne pento. Ogni tanto poi qualche film che merita me lo gusto. Ora con Megavideo non devo nemmeno più scaricarlo. Ovviamente credo fortemente nella pirateria come il lato oscuro e sacrale del partigianesimo globalizzato. E’ disobbedienza civile, è libertà. Sono Gandhiano. E’ una reazione anche normale, non dite che non mi capite. E’ la pietra lanciata contro la milizia. E’ la reazione dell’uomo indignato. E’ l’Intifāda virtuale moderna.

E allora mi capita di guardare Inception, bravo Salvatore a suggerirmelo. Ma al contrario di quanto lui crede, ne ho fatto uso ben più elevato dell’intrattenimento.

A chi l’ha visto: mi è piaciuto lo stato di distacco onirico in cui mi ha catapultato nel tentativo di sbrogliare quella matassa infernale che è il copione. Un labirinto ben congegnato, per usare le parole di Guglielmo da Baskerville.

Ma pensando a quel concetto di idea citato nel film, che non si schioda più e diventa forte più di qualsiasi malattia, mi ritorvo a pensare alla mia, di idea. Quella del cambiamento che sto sognando in questi mesi. Ufficialmente sono in Apprendimento Attivo: dovrei applicare la permacultura nella mia vita. Sperimentare nuove pratiche. Sperimentare la decrescita. Stimolare queste idee nella comunità. Ma poi mi guardo in giro e penso: Ma quale comunità?

Certo, perché non sono soddisfatto della mia routine quotidiana. Perché ad essere sinceri, davvero raramente questo progetto si materializza nella realtà. Più che altro ogni tanto mi concedo il lusso di parlarne all’interno di una conversazione con mia moglie, o con un amico stretto. Ma così facendo -capisco ora- tutti quei contenuti non trovano terreno su cui crescere e rischio di cullare questi progetti nel limbo, lasciandoli inoperativi. Insomma, cosa devo fare? E come mi devo muovere?

Spero di non stare parlando turco.

Credetemi, arrivato a questo punto mi è difficile rileggere quello fin’ora scritto: la tentazione è cancellare tutto e non pubblicare niente. Ma lo vedete? così rallento ancora di più l’idea…. No, DEVO salvare la bozza. E fare un atto di volontà per concludere. Chiudere questo discorso cercando di renderlo comprensibile al lettore e poi.. Pubblicare il post.

Dunque. Il materiale che ho a questo punto del mio cammino non è poco.

Intendo dire: ho diverse idee che riempiono i paragrafi del mio progetto. E ho anche una visione a lungo termine: quello di guadagnare per investire in un terreno. E’ il bilancio di giustizia più grande della mia vita: è un investimento in cui credo. Nel frattempo si deve colmare il gap con un sacco di cose: la mia famiglia deve trovare punti di appoggio dalla società dei consumi alla comunità. Per farlo, dio grazie, non sarà necessario buttare il sangue in tanti sforzi di diffusione di idee perché i tempi sono maturi. In Italia come altrove. Basta cercare.

Esempio

I figli che nascono nell’epoca di transizione devono mangiare bene a tutti i costi, perché la sicurezza alimentare non è ancora assicurata e anzi per un periodo, quello della instabilità da petrolio, andrà ancora peggiorando. Soluzione: allattamento, cibo biologico, orto domestico, Gas.

Devono poi essere educati alla collaborazione e non alla competizione. E allora scuola steineriana, o montessori. Sono disposto a spostarmi io per avvicinare la famiglia a questi istituti.

Il problema dei trasporti, della vulnerabilità al mercato dei combustibili in esaurimento. Soluzione: rilocalizzare il lavoro, la casa e il fabbisogno alimentare, tutt’e tre le cose devono coesistere in una piccola realtà di paese. La città è pericolosa, è problematica. E’ instabile, per come la vedo io è una bomba ad orologeria.

Riduzione dei consumi: con molto buon senso e voglia di fare si può produrre a sufficienza in casa da limitare l’acquisto di prodotti trasformati e confezionati. Lo stiamo già sperimentando.

Ma insieme sento il bisogno di una crescita personale. E cosi studio tonnellate di libri. Leggo due, tre testi al mese che riguardano tematiche vive, di transizione. Sono spesso libri di temi che non avrei mai creduto di potermi sciroppare. Non credevo di diventare un esperto di monetarismo, di marketing, di agronomia, di psicologia, di economia, di politica di mercato. Ma forse piano piano lo sto diventando. E mi interessa. Ma.. in cosa lo metto in pratica questo know how? Non mi piace l’autocompiacimento. E infatti lo scopo di questo blog era avere un’interfaccia. Ma mi sto rendendo conto della poca partecipazione sociale ad un blog. E in internet in generale. Ehsi.. internet lo usiamo tutti quasi solo, me compreso, come fonte. Meno come social network. Malgrado tutta la gente che popola i facebook o i flickr.. Il discorso di usarlo per intessere percorsi di crescita sociale è poco produttivo. Provate per credere. E poi ditemi. Ma mandandomi una mail per un incontro di persona, per piacere. Siamo sinceri: la vita è questa.

Facciamo il punto

Dunque. Sono in percorso di Apprendimento Attivo. Ma mi rendo conto che porto avanti solo l’apprendimento. Non attivo.

La vita sociale langue, sono subordinato come al solito a 1) lavoro  2) occupazioni di quelle che rientrano praticamente sempre nella sfera commerciale (fare la spesa, andare in banca, appuntamenti con l’immobiliare., ecc.. ). E così riempio le giornate.

Parlo poco o zero dei progetti. In pratica restano pensieri tracciabili appena nel corso della giornata, e solo io ne so l’esistenza.

Allora, partendo dall’idea del film, cerco un nuovo motivatore.

Azioni

– Parlare con qualcuno delle idee da sviluppare.. Con chi?

Il gruppo del GAS potrebbe essere una possibilità.

Andare a trovare qualche amico che sta in transizione, che ha fatto passi più coraggiosi di me, e ascoltare quello che ha da dire.

Molto probabilmente sentirà di consigliarmi quello che già so. Ma potrà raccontare la sua testimonianza. Questo va bene perché può essere di ispirazione ulteriore.

… Sono in brain storming, scusate. Continuo sul mio taccuino. Per non saturare troppo qui.

Ma, vedete, questo è quello che passa nella testa di un trentenne in cambiamento al giorno d’oggi.

A presto, lettore. Fatti vivo se vuoi condividere la tua.

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Le attuali crisi e il momento storico che stiamo vivendo rendono evidente la necessità di trasformazioni profonde.

Siamo dentro un’era di passaggio, nella quale dovranno cambiare i sistemi di gestione della politica, della cultura e dell’economia, in cui servono nuovi paradigmi.

[Carlo Petrini, Terra Madre, pg. 53]

E’ più facile cominciare questo difficile post con una citazione del fondatore di Slow Food, grande comunicatore dell’epoca globalizzata e carismatica guida occidentale della Moltitudine Inarrestabile. La sua visionaria consapevolezza del mondo anticipa quello che la maggior parte dei nostri concittadini non sa ancora e che probabilmente non riuscirà mai a vedere. Tra le righe e le rughe del tempo, questo tempo, si sta disegnando una rivoluzione. C’è un cambiamento in corso. L’umanità si trova ad una svolta storica, mossa da una convergenza quasi incredibile di eventi.

Il debito Statunitense.

L’epoca dei picchi, la chiamano alcuni studiosi (del petrolio, dell’acqua, del suolo fertile, della salute, della popolazione, del debito, dell’uranio, dei minerali).

La popolazione umana mondiale.

L’epoca di transizione, la chiamano altri.

Vero è che, dati alla mano, qualsiasi individuo dotato di senso della realtà e di una certa consapevolezza etica si sentirebbe tremare le gambe al momento di apprendere tutte insieme le verità che oggi si manifestano senza possibilità di negazione: crisi del clima, crisi della economia del consumo, crisi demografica, in una parola, siamo al collasso mondiale.

Ogni civiltà ha avuto un picco prima del collasso. Ogni impero ha esaurito una risorsa naturale prima di cadere: noi stiamo esaurendo l’intero Pianeta.

Ma come spiegarlo in poche righe a chi non ha aperto gli occhi? Vedetevi qualche film come quelli disponibili a questo link. Sono solo alcune briciole di quello che sta succedendo.

Ed ecco che veramente tutto questo farebbe crollare emotivamente anche i più forti.

Ma prima di scoraggiarci, se ci accorgessimo che siamo circondati da esempi di persone che realizzano il cambiamento che vogliamo? E se queste persone lo stessero facendo attuando proprio con la logica del cambio di paradigma, con un modo di pensare che non ha niente a che vedere con la logica del consumo, ma segue piuttosto la sostenibilità vera e cioè: la realizzazione e gestione consapevole di biosistemi che si inseriscono nel ciclo naturale, anzicché interromperlo?

Eccone uno. Ascoltatevi la storia dell’allevamento di pesce di Veta la Palma, in Spagna, raccontato tra l’altro dalla magnifica verve narrante di Dan Barber.

https://ted.com/talks/view/id/790

Quello di Miguel si che è un esempio entusiasmante di cambiamento, di capitalismo naturale, come lo chiama Hawken o, semplicemente, di pensiero profondamente ecologico e responsabile.

Vengono applicare le etiche della Permacultura, senza mezzi termini:

Primo. Avere cura della Natura, cioè del prossimo, cioè di se stessi.

E secondo: condividere il surplus. Lasciare i fenicotteri mangiare i pesci del nostro allevamento, perché non sono nostri pesci, non è il nostro allevamento (piantiamola una buona volta con questa idiozia della proprietà privata!): ogni pesce, ogni fenicottero, appartiene a sé stesso. Perché è VIVO. E nessuno, neanche un allevatore, può appropriarsi della sua vita, al massimo la potrebbe imprigionare, come un carceriere, con prepotenza, facendo un peccato al mondo. Come quando si metteva il guinzaglio agli africani negli USA del 1800, come quando lo si mette a un cane oggi. Vergogna.

E allora in cosa queste persone sono speciali? Sono come noi, spesso non hanno particolari riserve finanziarie, ma hanno solo la consapevolezza di come dovrebbe funzionare la cosa, e lo fanno! Pensate a chi fa funzionare un GAS. Quello che succede è che si crea una vera e propria filiera corta e, se l’acquisto di prodotti viene fatto con gli SCEC, si risolve localmente anche il problema dell’impoverimento finanziario del mercato locale.

Continuiamo a pensarci su, d’accordo, al cambiamento. Sognamolo… Ma quanto costa davvero realizzarlo?

All’opera!

Pensate a qualsiasi gesto, anche piccolo, che possa realizzarlo: un micro-credito a interessi zero con Kiva, un acquisto dal produttore biologico della vostra zona, un talk con i vicini di pianerottolo, una compostiera domestica, un vaso di basilico coltivato sul davanzale, una conserva in casa, un po’ di risparmio domestico, un acquisto di pannolini lavabili. Ed è fatto. Il vostro mondo è cambiato!

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Messaggio dalla Foresta. dichiarazione dei capi tribù amazzonici della nazione Shuar dell’Equador

Il denaro delle nazioni industrializzate non ha alcun valore, quando la Terra inizia a tremare. I leader mondiali sono come bambini, quando si trovano di fronte al potere della natura, e la tecnologia diventa nient?altro che un filo di paglia, che non serve nemmeno a costruire un ponte sul fiume.

Di fronte alla furia della natura, niente e nessuno può salvarsi nè essere salvato. Per riportare la calma e l’equilibrio in natura sulla Terra, c’è un solo modo: basta tagliare alberi, basta sottrarre petrolio e minerali alla Terra, e basta ai consumi eccessivi.

Non dobbiamo dimenticare che il cambiamento non viene dai governi, ma da ogni essere umano. Ciascun essere umano è responsabile di quello che può succedere sulla Terra.
In Lak’ech (io sono un altro te stesso/te stessa)

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